La nuova collezione calda di Giorgio Armani lascia un pizzico di amaro in bocca: ampi riferimenti alla terra e alla natura, ma troppo cupo sullo sfondo.
L’attesa, si sa, è forse più intrigante e suggestiva dell’evento in sé. Non è necessario scomodare Giacomo Leopardi e il suo Sabato del villaggio, ma le due ore vissute da chi sabato mattina ha aspettato l’inizio della sfilata di Giorgio Armani sono state un intreccio di emozioni, pathos, inquietudine ed eccitazione: cosa presenterà Re Giorgio in passerella? Prevista per le 10, l’attesissima collezione primavera estate 2015 dello stilista piacentino ha avuto inizio quasi a mezzogiorno.
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E, forse proprio a causa dell’eccesso di aspettative che l’aveva preceduta, ha soddisfatto solo in parte i numerosi presenti. Le risposte – è ovvio – le darà il grande pubblico, unico giudice di vizi e virtù stilistiche: la sensazione, però, è che stavolta Armani non abbia “spaccato”, come invece aveva abituato in passato.
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I tratti distintivi della collezione, i principi ispiratori più che altro, sono stati la natura selvaggia e inesplorata, insieme alle tonalità della terra. Un ritorno alle origini, un recupero dei tratti primordiali dell’umanità e del genere femminile in particolare, nutritosi in modo via via più spinto di suggestioni provenienti dal mondo animale. Tessuti animalier – appunto – ma non solo. Anche top e vestiti pitone e coccodrillo, modellati sui toni del beige e del marrone, per una donna strisciante e seduttiva, padrona incontrastata della Terra e della natura.
Anche se nel corso della sfilata le stampe dal sapore esotico ed incontaminato hanno lasciato il posto alle soluzioni a tinta unita, il motivo ricorrente è stato sempre il ricorso a toni e tratti naturali, privi di artifici e costruzioni. Un eccesso ed un rigore stilistico sfociato a tratti in un surplus di cupezza, di pesantezza addirittura, poco incline a temi e soluzioni adatti ad una stagione calda.
In linea con le soluzioni animalier degli abiti oppure di stampo profondamente diverso, con stivali alternati a flat ed infradito capaci di arrivare fino al ginocchio, le scarpe hanno un po’ deluso le amanti del buon gusto e della raffinata eleganza di Giorgio Armani: se anche Re Giorgio si è piegato al kitch ed alle soluzioni nazional popolari, di facile presa, allora forse è il segnale che il mondo della moda è arrivato ad un punto di svolta, in cui la naturale linea di demarcazione tra uno stile ed un altro non ha più ragione di esistere.